l’atleta del mese: Antonio Catapano

Dopo una lunga assenza, a grande richiesta, torna la nostra fortunata rubrica “L’atleta del mese”, che è l’occasione per scambiare quattro chiacchiere con uno dei nostri ragazzi.

Lo scorso mese abbiamo scritto un’altra bella pagina per la Podistica Vesuviana, con la partecipazione alla Maratona di Bologna e alla 30km dei Portici, svoltesi proprio l’ultimo giorno di ottobre.

Nel caso della gara regina, si è trattato della prima edizione dopo un’assenza di 25 anni dal capoluogo felsineo. 

Una edizione che rimarrà impressa a fuoco nella mente del nostro protagonista del mese di Novembre: Antonio Catapano.

Lo raggiungiamo a casa sua proprio il giorno dopo la Maratona.

Grande dottore, ieri hai corso la tua prima 42 km. Come ti senti?

Un’emozione incredibile, faccio ancora fatica a crederci. E’ stato un sogno che ho rincorso per tanti anni, ma, diviso tra gli impegni della famiglia (ho tre figli) e quelli del lavoro, non riuscivo mai a ritagliarmi un po’ di spazio per dedicarmi seriamente alla corsa.

Effettivamente, fai parte della Podistica Vesuviana da tanti anni, hai sempre dimostrato interesse e vicinanza alle sorti della squadra, ma di gare ne hai fatte poche…

E’ vero, è stato un mio cruccio, più volte ho provato a partire con una preparazione seria, ma non riuscivo ad essere costante. Ho partecipato a parecchie 10km e a qualche Mezza Maratona, ma senza mai una preparazione adeguata.

E poi è arrivata l’occasione di Bologna. Spiegaci com’è nata.

In effetti, è nato un po’ per caso. Un gruppo di amici si era iscritto alla gara, prevista in origine a marzo 2020 ma poi annullata a causa del Covid. Quest’anno se ne riparlava e ho deciso di aggregarmi. A marzo avevo cominciato a prepararmi con te, che stavi riprendendo da un infortunio al tendine d’Achille, ma poi ti sei fermato di nuovo per il riacutizzarsi del dolore. A quel punto ho pensato che neanche quella sarebbe stata la volta buona…

E qui ti interrompo io. Dopo qualche giorno mi hai chiamato e mi hai chiesto di darti una mano, anche solo da lontano, indicandoti gli allenamenti, altrimenti avresti mollato ancora. 

Eh sì, è andata proprio così. All’inizio ero un po’ scettico sulla tabella di marcia, mi sembrava che stessi facendo poco, però tu mi rassicuravi dicendomi di avere pazienza. E un po’ alla volta ho cominciato a crederci, vedevo che miglioravo, che facevo sempre meno fatica.

C’è stato un momento che hai pensato che non ce l’avresti fatta?

Sì, più di uno. I primi mesi mi sono allenato praticamente da solo, ma questo mi ha aiutato ad avere coscienza del mio corpo e delle mie possibilità. In più, con l’estate di mezzo, la preparazione è stata resa ancora più difficile a causa del caldo, poiché ho cominciato a fare i primi lunghetti proprio ad agosto. Il momento più difficile è stato un lungo di 30 km che non sono riuscito a portare a termine. L’avevo affrontato a San Marco di Castellabate, in vacanza, ma mi ero dovuto fermare dopo poco più di venti km a causa dei dolori alle gambe. E’ stata una mazzata, non ci credevo. Però sia tu che Enzo Loreto mi avete convinto che una giornata no può capitare, che dovevo avere ancora fiducia in quello che stavo facendo, che stavo preparandomi bene. E allora ho continuato.

E dopo poche settimane, hai fatto un bel 35.

La ricordo bene quella domenica. C’è stata una bella staffetta di amicizia tra tutti voi, per farmi compagnia, una cosa che ho apprezzato tanto. Iniziata con Nello De Lorenzo, proseguita con te e con Franco Iovino. Mi avete inondato di consigli e in quel lungo percorso ricordo la tua mano sul mio petto che mi tratteneva quando aumentavo troppo il ritmo. “Pazienza – dicevi – la Maratona è infame, se le dai troppa confidenza ti frega”. Sono uscito con grandissima fiducia da quel lunghissimo, quella fiducia che avevo smarrito qualche settimana prima, ma avevo incamerato le vostre parole: 35 km erano un bel traguardo ma non erano ancora il traguardo. Dovevo imparare a dosare le forze, ad aspettare.

E poi è arrivata Bologna.

Sì, una bellissima esperienza, per me è stata la prima trasferta con tutti voi, ho trovato una compagnia bellissima e ho avvertito una grande vicinanza da parte di ciascuno di voi. E poi ci siamo divertiti un sacco.

Com’è stata la sera prima?

La notte prima ho dormito maluccio. Ripensavo a tutti i vostri consigli, al ritmo da tenere, mi ripetevo di continuo le cose da fare, come prima di un esame importante.

E la mattina?

La mattina è stato tutto più facile, mi sentivo pronto, teso ma pronto. Ci siamo avviati alla partenza con grande leggerezza, questo mi ha aiutato a sciogliermi un po’, a far calare la tensione. Poi tutti voi mi avete abbracciato uno ad uno prima della partenza, e quel gesto mi ha dato una grande carica.

Raccontaci la gara

E’ stata lunga, proprio come mi avevate descritto. Ma ero pronto. Ho dovuto correre da solo, perché tutti voi eravate iscritti alla 30km. Sono partito un po’ più forte di come avevo programmato e, ripensando alla tua mano che mi frenava in allenamento, riportavo il passo entro il mio limite. E’ stata davvero lunga. Dopo i trenta, ho cominciato ad avvertire la stanchezza. Quando mancano meno chilometri, senti il traguardo che si avvicina, ma allo stesso tempo quella distanza che manca ti sembra non passare mai. Ho cominciato ad avvertire dei doloretti muscolari, pensavo a Francesco Caldarelli che mi aveva raccontato che durante una Maratona si aiutava massaggiandosi durante la corsa, e così ho cominciato a fare. Ho dato fondo a tutti i vostri consigli pur di non pensare alla stanchezza. La maratona è un calvario, è sofferenza pura, ed è questo il suo fascino. Devi dosare le forze se vuoi correre sempre, senza fermarti. Esattamente come mi avevate raccontato, più aumentavano i chilometri e più persone incontravo che camminavano, alcuni assumendo posture stranissime pur di non fermarsi. Io sono riuscito sempre a correre, anche se più di una volta, l’ultima al 39° km, la tentazione di camminare un po’ e dare sollievo ai muscoli è stata forte. Ma ho resistito. La Maratona è un insegnamento di vita: se molli una volta, mollerai sempre. Poi ho visto come un miraggio la tabella del km 42 e l’ho baciata. Lì, a 195 metri dal traguardo, finalmente ho capito di avercela fatta.

Il momento più emozionante è l’arrivo…

La musica era forte, non ero lucidissimo, cercavo con lo sguardo qualcuno di voi, ma so che avevate finito già da un po’ i vostri 30. Mi hanno messo la medaglia al collo, la gioia è stata tanta, cominciavo a realizzare di avercela finalmente fatta. Appena mi sono ripreso, ho riacceso il telefono e ho chiamato mio padre, che attendeva notizie preoccupatissimo. Poi il cellulare è stato subissato di messaggi di complimenti. E’ stato bellissimo.

Ed ora?

Ora voglio recuperare dalla stanchezza, ho gli adduttori a pezzi. Ma sto già pensando alla prossima.

Beh, caro Antonio, se stai già pensando alla prossima, vuol dire che sei diventato un vero maratoneta.

Raffaele Boccia

Pubblicato da Podistica Vesuviana

è una associazione sportiva podistica senza fini di lucro nata nel 2007. Ha sede a San Giuseppe Vesuviano (NA) e attualmente conta circa 60 atleti