La 100km del Passatore nel racconto dei nostri ragazzi

prima della partenza

Un vecchio detto recitava più o meno così: “Per raggiungere grandi traguardi, devi fare della tua passione la tua ossessione”.

E’ quello che sono riusciti a fare Franco Iovino e Crescenzo Ambrosio quando hanno deciso di affrontare l’incredibile avventura della 100 km del Passatore, una gara entrata nel mito di tutti i podisti fin dalla sua prima edizione, svoltasi nel 1973, con partenza da Firenze ed arrivo a Faenza.

Incontriamo i nostri ragazzi alla festa che la Podistica Vesuviana ha riservato loro dopo la grande impresa che rimarrà negli annali della società.

Un grande applauso li accoglie quando fanno il loro ingresso nella sala indossando con grande orgoglio le magliette celebrative azzurre e, soprattutto, la loro meritatissima medaglia. Gli amici di tante uscite mattutine gli si fanno intorno e, come per i grandi campioni sportivi, fanno a gara per strappare una foto con loro.

col Presidente

L’emozione di Franco ed Enzo è palpabile. Al loro fianco, orgoglioso anche lui, il fedele alfiere Peppe Saba, che ha fatto loro da assistente in bici per tutto il percorso.

E’ forse il momento più bello della serata, perchè i due sono visibilmente emozionati e, finalmente, cominciano a realizzare la grandezza del risultato raggiunto.

Sì, perché avevamo incontrato Franco il martedì dopo la gara e in quell’occasione aveva cercato di raccontarci le sue emozioni, ma era chiaro che ancora non riuscisse bene a mettere a fuoco tutte le sensazioni che si accavallavano.

Ora, a qualche giorno di distanza, i due riescono a raccontarci con più calma la loro splendida esperienza.

Ragazzi, quando è cominciata questa straordinaria avventura?

E’ Franco a risponderci: “A settembre dell’anno scorso ho pensato di cimentarmi nella 100 km del Passatore, una gara che fino a qualche mese prima non avevo mai preso in considerazione. All’inizio ho cominciato a prepararla da solo ma poi un po’ alla volta sono riuscito a tirarmi dietro Crescenzo, che in principio era piuttosto scettico. Io, invece, ero molto determinato e ho cominciato fin da subito a macinare chilometri, mantenendomi nella media dei 250/300 al mese”.

La preparazione è stata dura?

Franco è il primo a rispondere: “Certo, è stato duro soprattutto superare il muro psicologico dei tanti chilometri, perché ad un certo punto devi cominciare a concentrarti non più sulla fatica ma sulla tua testa. La corsa, da un certo momento in poi, diventa un fatto mentale, una questione di volontà e determinazione. Ci vuole tanta costanza e grossi stimoli ad uscire alle prime luci dell’alba, e a volte anche prima, con qualsiasi tempo e temperatura, e percorrere in solitario tanti chilometri”.

tutti per loro

Interviene Crescenzo: “Dico la verità, all’inizio ho cercato di non farmi coinvolgere da Franco in questa sua folle idea, agli amici che mi vedevano fargli compagnia nelle sue lunghe uscite e mi chiedevano se volessi partecipare anch’io alla 100 km, rispondevo sempre che era un’idea da pazzi, e non mi avrebbe convinto. Ma, dopo la Maratona di Terni e la 58 km del Trasimeno, sapevo che non potevo più tirarmi indietro”.

Raccontateci un po’ dei preparativi e della gara

Franco comincia con un gustoso retroscena: “A Firenze, la sera prima della gara, dopo tanti sacrifici, ci siamo concessi una serata di divertimento. Diciamo che non è stata propriamente una serata da atleti, perché abbiamo alzato un po’ il gomito e il giorno dopo non eravamo proprio, come dire, lucidissimi. Ma forse questa cosa è servita a stemperare la tensione e a farci affrontare la gara con il giusto spirito”.

Crescenzo aggiunge: “Devo dire che è stato fondamentale aver avuto l’appoggio del nostro amico Peppe Saba, che si è offerto di assisterci lungo il percorso con la bici. Il suo sostegno e il suo entusiasmo è stato fondamentale soprattutto nei primi chilometri della gara. Una prova, da parte sua, di grande amicizia, che non dimenticheremo”.

E allora interviene nel discorso anche Peppe: “Ho deciso di affiancarli in questa loro avventura e ho dovuto superare lo scetticismo di tanti amici che dicevano che non ce l’avrei fatta a fare tanti km in bicicletta, considerato che non ne prendevo una da anni”.

Franco gli toglie la parola: “Ma anche il supporto e la vicinanza delle nostre mogli, al nostro seguito con un furgoncino, è stato importantissimo. Così come quello dei nostri amici a casa. Peppe postava continuamente foto ed aggiornamenti dalla gara e sentivamo la vicinanza e l’entusiasmo dei ragazzi, che ci incitavano via whatsapp. Anche questa è stata una cosa molto emozionante, perché ci ha fatto capire la grandezza dell’impresa che stavamo compiendo e lo spirito di squadra della Podistica Vesuviana, cui siamo fieri di appartenere, è venuto ancora una volta fuori”.

Raccontateci le sensazioni della gara

durante la salita

Comincia Crescenzo: “I primi km sono stati i più duri. Siamo partiti da Piazza del Duomo a Firenze alle 15, con un caldo soffocante, credo ci fossero più di trenta gradi. All’inizio il percorso era tutto in salita, una salita durissima che in alcuni tratti ci ha costretto a camminare”.

Interviene Franco: “E’ quello il momento in cui cominci a capire quanto sarà dura, perché devi cominciare a sentire i segnali che ti manda il tuo corpo, non esagerare e pensare a conservare quante più energie possibili per una gara che è lunghissima. Il fascino di questa gara è la sfida con te stesso, una sfida mentale, prima ancora di quella fisica, perché devi fare i conti con la tua testa, la tua determinazione, devi trovare dentro di te la giusta dose di razionalità e la forza per superare il muro psicologico di dover affrontare due Maratone e mezzo una di seguito all’altra”.

Anche il buon Peppe Saba sottolinea quanto siano stati duri i primi km: “In effetti, non è stato semplice neppure per me che ero in bici ma che non sono per niente allenato. La salita era molto ripida, la bici che mi ha prestato Crescenzo non era proprio l’ultimo ritrovato della tecnica (e su questa frase, scoppia a ridere) e, per di più, intorno al 48° km, ho rotto la catena, e lì mi sono visto perso perché nei tratti in salita ero costretto a tirarmela dietro. Ma ho resistito, forte anche dell’esempio dei miei compagni di viaggio e del pensiero che, se non ce l’avessi fatta, gli amici di squadra mi avrebbe preso in giro in eterno. Però potete immaginare la fatica! Per fortuna, di lì a poco è iniziata la discesa e avevo la possibilità di rifiatare un poco, per cui sopravanzavo i ragazzi di qualche chilometro e li aspettavo”.

Franco racconta: “Durante la gara sono previsti ristori ogni 5 km, ho detto fin da subito a Crescenzo che ci saremmo dovuti alimentare bene e idratare ad ogni fermata. L’alimentazione è stata fondamentale, assumevo sali ad ogni fermata, bevevo, e di tanto in tanto mangiavo un po’ di pane con la marmellata. Credo che questa gestione della gara, con i giusti momenti di riposo e sollievo, sia stata la nostra arma vincente”.

prima tappa a Borgo San Lorenzo

Peppe aggiunge ridendo: “Per me la questione dell’alimentazione è stata un po’ diversa. Non credo di aver mangiato mai tanto pane e mortadella come in quest’occasione, ad ogni ristoro approfittavo del banchetto!”

Com’era l’atmosfera intorno alla gara?

Crescenzo ricorda: “Come potete immaginare, nei primi km e nei paesini che attraversavamo, c’era molta gente ad incitarci, soprattutto nei punti di ristoro c’era grande entusiasmo ed allegria. Poi, quando ha cominciato a far buio, gli spettatori si sono diradati sempre di più e nelle zone più alte abbiamo percorso parecchi chilometri senza vedere nessuno”.

Franco: “Per la notte ci eravamo dotati di led luminosi, altri ancora ce li ha forniti l’organizzazione. Sono stati preziosi, perché abbiamo corso molte ore al buio, illuminati di tanto in tanto dai fari delle auto che passavano, perché il percorso, ovviamente, essendo così lungo, non è chiuso al traffico, che comunque non è molto intenso, trattandosi di strade di campagna”.

Il momento più duro?

le preziose ed inseparabili signore

Franco non ha dubbi: “Ad un certo punto, dopo un ristoro, quando era già notte, ho cominciato ad avvertire molto freddo e non riuscivo a riscaldarmi. Per qualche minuto mi sono preoccupato, ma poi mi sono cambiato ed è andata meglio. In questo caso, è stato fondamentale la presenza del furgoncino con le nostre signore a bordo, che ci assicurava un’assistenza quasi costante”.

Peppe ci tiene a precisare che “il furgoncino per i primi 50 km non aveva la possibilità di seguirci, invece dopo la metà del percorso le signore ci attendevano ogni decina di chilometri e i ragazzi (ma anche io) approfittavano per cambiarsi e per dissetarsi”.

Interviene Crescenzo: “Non è stato facile, lungo il percorso abbiamo visto molta gente vomitare e stare male, molti sono stati costretti a fermarsi, circa 500 dei 3000 partenti si sono ritirati, a dimostrazione che la gara è molto impegnativa e che se non la si affronta nel modo giusto, non si riesce a portarla a termine”.

Raccontateci gli ultimi chilometri

di notte

Franco sorride: “Gli ultimi chilometri sono stati i più divertenti. Ne mancavano circa una decina, io e Crescenzo ci sentivamo molto bene e abbiamo deciso di accelerare. A quel punto, abbiamo convinto Peppe a lasciare la bici e a seguirci”.

Qui interviene Peppe: “Questi due pazzi hanno cominciato a correre intorno ai 4’45” al km, una media per me improponibile. Mi hanno tirato il collo fino all’arrivo!”.

Crescenzo ride: “La gente ci vedeva correre in quella maniera e si chiedeva come facessimo a tenere quel ritmo dopo 90 chilometri di gara. E’ stata una grande soddisfazione”

A questo punto interviene Franco: “Questa è stata la dimostrazione di come abbiamo saputo gestire bene la gara, senza strafare, cosa che ripetevo di continuo ad Enzo, che in queste cose è meno razionale di me. Io sapevo che prima di tutto sarebbe stata una questione di pazienza e di testa, e chiudere in bellezza come abbiamo fatto noi ci ha ripagato della lunga preparazione che abbiano svolto e di tutti i sacrifici fatti”.

Ai ragazzi la società ha fatto dono di una targa celebrativa dove si legge: “A Franco Iovino e Crescenzo Ambrosio, tenaci protagonisti di una memorabile 100 km del Passatore che rimarrà nella storia della nostra società. Con immenso orgoglio, la Podistica Vesuviana.

E’ proprio vero, Franco e Crescenzo hanno davvero compiuto un’impresa unica e tutti gli amici gliene sono riconoscenti, perché con il loro esempio di volontà, determinazione e tenacia hanno dato lustro alla squadra.

Vogliamo chiudere con una frase di Crescenzo, che, rivolgendosi agli amici intervenuti alla festa, ha sottolineato che quest’impresa, seppur durissima, in fondo è alla portata di tutti: basta volerla.

E loro ce l’hanno fatta!

(qui sotto il video del loro arrivo)

 

Pubblicato da Podistica Vesuviana

è una associazione sportiva podistica senza fini di lucro nata nel 2007. Ha sede a San Giuseppe Vesuviano (NA) e attualmente conta circa 60 atleti